Approfondimenti

 

Iscrizioni romane a Toscolano

Alla base del campanile si trovano, murate, sei iscrizioni d’età romana, recentemente restaurate grazie all’attività di A.S.A.R. Sul versante rivolto verso il lago sono tre epigrafi che testimoniano altrettanti atti di devozione verso la casa imperiale; superiormente si trova un architrave appartenente a un piccolo tempio dedicato ai Lari Augusti, protettori della famiglia dell’imperatore. Sotto di esso invece sono due basi, sulle quali in origine poggiavano statue, dedicate dai Benacenses a due imperatori: quella a sinistra venne posta tra il 268 e il 270 per Claudio II il Gotico, l’altra invece, databile al 196 d.C., è dedicata a Settimio Severo.

Le epigrafi poste sull’altro versante sono di natura funeraria; la stele con fastigio piramidale venne posta da P. Aelius Parthenopaeus e dal fratello Heracles per i genitori Aelia Chreste e P. Aelius Philetus. L’ara, proveniente da Gaino, ricorda Lorenia Venusta, morta a 24 anni e 9 mesi, sepolta dal marito Gaudentius. La terza venne posta per Severa, dal consorte Profuturus, il quale diede un lascito di 600 sesterzi così che in onore della donna tutti gli anni si celebrassero rosalia e parentalia.


Iscrizione funeraria degli Aelii

Stele decorata con un fastigio piramidale stilizzato e con lo specchio epigrafico delimitato da una cornice a gola e listello. Ritrovata nel 1694, negli scavi per le fondamenta del campanile.

D(is) M(anibus).

P(ublio) Aelio Phileto

et Aeliae

Chreste, P(ublius) Aelius

Parthenopaeus

et P(ublius) Aelius Heracles

parentibus pientis=

simis.

TRADOTTO: Agli dei Mani. A Publius Aelius Philetus e ad Aelia Chreste, Publius Aelius Parthenopaeus e Publius Aelius Heracles (posero) ai genitori devotissimi.

Due figli affidano le anime dei genitori agli dei Mani, che li accoglieranno nell’aldilà. I cognomi d’origine greca ci informano che si tratta di una famiglia d’origine servile. Tutti i personaggi hanno infatti lo stesso gentilizio e quasi certamente siamo di fronte a un matrimonio tra colliberti, ex-schiavi appartenuti un tempo allo stesso padrone, un certo Publius Aelius e forse anche i figli nacquero in condizione servile. Il nome Aelius appare molto interessante in quanto non lontano, nel territorio di Gargnano, è presente il toponimo Liano, chiaramente d’origine prediale che potrebbe derivare, tra le altre possibilità, proprio dal gentilizio Aelius. Databile alla seconda metà del I secolo d.C.


Il monumento funerario di Lorenia Venusta

Ara con coronamento e zoccolo raccordati al fusto tramite una sequenza di gola e listelli. Vista per la prima volta a Gaino, nella chiesa di S. Michele.

D(is) M(anibus).

Loreniae Ve=

nustae coniu=

gi sanctissimae

incomparabili qui

vixit annor(um) XXIIII,

m(enses) VIIII, Gau=

dentius

maritus bene merenti

TRADOTTO: Agli dei Mani. A Lorenia Venusta, moglie santissima (e) incomparabile, meritevole di bene, che visse 24 anni e 8 mesi. Il marito Gaudentius (pose).

Un uomo, Gaudentius, affida l’anima della moglie Lorenia Venusta, agli dei Mani, ossia all’insieme dei parenti già defunti, in modo che la accolgano nell’aldilà. La donna morì a soli 24 anni e tale morte precoce viene evidenziata ponendo in risalto anche i mesi di vita. Possiamo ritenere che i coniugi fossero dei liberti, di un qualche membro della gens Lorenia, famiglia rara ma testimoniata anche nella vicina chiesa di S. Giorgio di Gaino. I nomi Venusta (bella, fisicamente o delicata nei modi) e Gaudentius (felice) potrebbero alludere alle caratteristiche fisiche e caratteriali auspicate dal loro precedente padrone.

Fine I secolo, inizio del II secolo d.C.

 

Un lascito per donazioni floreali

Stele o lastra con decorazione a pulvino e specchio delimitato da una cornice a gola e listello. Ritrovata nel 1694 durante i lavori di costruzione del campanile.

D(is) M(anibus)

Severae

Profuturus

coniugi b(ene) m(erenti);

dediq(ue) nomin(e) eius

gentil(itati) Argeniae (sestertios nummos sescentos),

ut ex reditu eor(um) rosal(ia) et

parent(alia) omn(ibus) an(nis) in perpet(uum)

procurent.

TRADOTTO: Agli dei Mani di Severa, moglie meritevole, Profuturus (pose) e dà a suo nome alla gentilità Argenia 600 sesterzi affinché con il ricavato di essi tutti gli anni, in eterno, forniscano rosalia e parentalia.

Un uomo, forse d’estrazione servile, pone il monumento funerario per la moglie e al contempo fornisce un lascito di 600 sesterzi agli Argenii affinché questi ogni anno si preoccupino di onorare la memoria della donna, in occasione delle ricorrenze dei rosalia, nel mese di maggio, e dei parentalia, a febbraio. Durante queste festività si onoravano i defunti, mediante donazioni floreali, di cibo e con specifici rituali. La gentilitas Argenia è quindi interpretabile come un collegio funeratizio, originato da membri della stessa famiglia, con il compito di preservare la memoria dei defunti curandone i sepolcri.

 

Manifestazioni di devozione imperiale

Architrave in marmo di Luni; a partire dal 1598 segnalato come murato in una parete della chiesa.

Augustis Laribus

Ai Lari Augusti.

L’architrave che ospita l’iscrizione era in origine parte di un piccolo tempio dedicato ai Lari Augusti, cioè le divinità preposte alla protezione della casa imperiale. L’iscrizione, di una certa rarità, testimonia quindi la presenza del culto anche a Toscolano; in piena età imperiale si giunse sempre più a identificare l’imperatore con l’impero stesso e quindi la salute del regnante era vista come essenziale. La pietra utilizzata, il marmo di Luni, di grande pregio, attesta una capacità di spesa notevole e una certa ostentazione di prestigio.

Le iscrizioni sottostanti attestano altre importanti manifestazioni di devozione nei confronti di due diversi imperatori; sono infatti identificabili come basi di due diverse statue, poste in onore di Settimio Severo e Claudio il Gotico, da parte dei Benacenses. Questo termine identificava forse gli abitanti del luogo, quindi il pagus che comprendeva il territorio dell’attuale Toscolano-Maderno, oppure tutta la costa occidentale del lago.

In quella a destra, vista per la prima volta nel portico della chiesa di S. Stefano, è scritto:

Imp(eratori) Caes(ari) Divi

M(arci) Antonini Pii Germ(anici)

Sarm(atici) fili, Divi Anton(ini) Pii

nep(oti), Divi Hadr(iani) pronep(oti), Di=

vi Traian(i) Parthic(i) abnep(oti),

Divi Nerv(ae) a˂d˃nep(oti), L(ucio) Septimio

Severo Pio Pertinaci Aug(usto) Ara=

bico, Adiabenico, pont(ifici) max(imo),

d(omino?), trib(unicia) pot(estate) III, imp(eratori) VII, cons(uli) II,

p(atri) p(atriae) proco(n)s(uli) design(ato)

Benacenses.

TRADOTTO: all’imperatore Cesare Divo Lucio Settimio Severo Pio Pertinace Augusto Arabico Adiabenico, pontefice massimo, nostro signore, (insignito della) tribunicia potestà per la terza volta, designato imperatore per la settima, console per la seconda, padre della patria, proconsole, figlio del Divo Marco Antonino Pio Germanico Sarmatico, nipote del Divo Antonino Pio, pronipote del Divo Adriano, abnipote del Divo Traiano Partico, adnipote del Divo Nerva, i Benacensi (dedicarono).

Dietro questo atto di lealtà e devozione imperiale possiamo sospettare avesse un ruolo importante la presenza dell’importante famiglia dei Nonii Arrii, i personaggi di rango senatorio proprietari della villa. Oltre a questa, infatti, vennero poste statue anche per Commodo e Marco Aurelio, a testimoniare certamente un forte legame con la casa imperiale con la quale più di un membro dei Nonii ebbe rapporti diretti, anche di promozione politica. La titolatura dell’imperatore consente di datare l’iscrizione al 196 d.C.

La seconda iscrizione qui conservata riporta:

Imp(eratori) Caes(ari)

M(arco) Aur(elio) Claudio

P(io) F(elici) Invicto

Augusto

Benacenses

TRADOTTO: all’imperatore Marco Aurelio Claudio Pio Felice Invitto, i Benacensi (dedicarono).

Databile al periodo compreso tra il 268 e il 270, questa statua è forse stata dedicata all’imperatore Claudio il Gotico in seguito alla sua vittoria contro gli Alamanni, avvenuta in una località imprecisata nei pressi del lago. Non si può però nemmeno escludere che, anche in questo caso, fossero coinvolti personaggi di rango, in questo caso gli Aurelii Dubitatii citati in un’iscrizione perduta, forse divenuti nuovi proprietari della villa.

 

Simone Don



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